No Blog: il pensiero sintetico del marito di una blogger (io)
Post dedicato ai mariti/compagni/coinquilini delle blogger.
Con la pulizia file sul PC del nuovo anno, ho ritrovato questo vecchio scritto di mio marito sulla vita di una mamma blogger vista dal suo compagno. Lo trovo esilarante, in certi punti veramente distante dalla realtà, come la vedo io, ma ho riso fino alle lacrime come la prima volta che l’ho letto. E mi sembra uno spreco non condividerlo!
NO BLOG
Tra le dodici fatiche di Ercole dell’uomo attuale c’è sicuramente essere fidanzato/sposato/accompagnato a una blogger. E vale almeno come tre fatiche insieme. Direi uccidere l’invulnerabile e in teoria immortale Idra di Lerna (non Leone di Lernia), ripulire in un giorno le stalle di Augia (a grandi linee casa vostra quando eravate single) e portare vivo Cerbero, il cane a tre teste, guardiano degli Inferi a Micene. Mica poco.
Sicuramente questa sciagura ci è capitata, agli altri compagni di sventura e a me, per espiare qualcosa di cui ci siamo resi, volontariamente o involontariamente, colpevoli perché altrimenti non si spiegherebbe. Pietà.
O almeno io non me lo spiego. Forse appunto solo il karma può giustificare…
Perché voi direte “eh si vabbè te la sei scelta tu quindi non rompere…”. Invece no cari amici, NO. È una cosa che ci è capitata tra capo e collo dopo il matrimonio, perché prima la nostra dolce metà non era una blogger. I blog quasi neanche esistevano. Bei tempi…
Faccio due premesse:
La prima:
ammetto che in proporzione mia moglie sta a internet come io sto al basket. Sono stato e forse sono ancora un maniaco della palla a spicchi e cioè quello che mia moglie è per la grande rete. Siamo pari.
La seconda:
penso di essere uno degli uomini meno social d’Italia. E non lo dico/faccio per essere snob (cosa che peraltro sono abbastanza), ma proprio perché non me ne importa niente. Nulla. Nix. Nada. Rien.
Non ho Facebook, non ho Twitter, non ho Instagram, non ho Pinterest, non ho Buzznet, non uso Flickr, non ho Foursquare, non avevo Myspace, non ho Periscope, non ho mai usato Secondlife, non ho Snapchat, non ho Friendster, non ho Hi5, non uso Meetup, mai Meetic, non ho Badoo, non ho Tumblr, non uso Google +, Friendfeed, Jumo, Netlog, Stickam, Virb, Vox, Wayn, Wooxie, Xanga, Yammer, Yooko e sicuramente ne ho dimenticato qualcuno, eppure vivo lo stesso. Soprattutto non li voglio attivare, avere, vedere, usare. Nella maniera più assoluta. No.
Confesso ho LinkedIn e lo scrivo in piccolo magari così non lo vedete. Non altero la realtà, non la voglio rappresentare/semplificare/amplificare/trasmettere, non creo mondi paralleli, non mi mostro, con pregi e difetti sono. D’altronde nessuno è perfetto. Tranne che sui social. Non mi piace piacere! Non ho un bel carattere, ne vado fiero e a volte a stare antipatico provo un senso di tranquillità. Nessun mi piace imposto.
Addirittura volevo proporre a Zuckenberg l’idea di un ASSocial network, sullo schema di Facebook, ma con la possibilità di avere due soli amici. Amici veri però che due sono già tanti. E con l’impossibilità di postare foto di cibo, gatti, vestiti, fiori, peluche, cantanti pre pubertà, bimbi vestiti dai genitori in maniere assurde.
Mi direte… esagerato, integralista, allarmista, eccessivo. Sì lo sono. E non me ne vergogno. Anzi. Ma a voi interessa così tanto l’opinione degli altri? La vita degli altri? Le vacanze degli altri? Cosa mangiano a cena gli altri? DAVVERO? A me no. Proprio no. E neanche sapere dal blog di mia moglie cosa mangeremo a cena.
Si dice “dipende tutto da come li usi, io li uso solo per…” e di solito qui si aggiungono due tre scopi più o meno nobili. No. La droga pesante è droga. In qualsiasi modo tu la usi. E non esserne consapevoli non vi salverà dall’essere dei drogati. Sarebbe interessante incrociare i dati della peggiore crisi economica di sempre con l’aumento dell’utilizzo di Facebook in ufficio. Secondo me c’è una correlazione diretta. Ok, ok, ora scherzo. Forse.
Scritto questo, cerco di spiegarvi il mio “dramma” familiare. Estremizzo per schematizzare il concetto: faccio una vita concettualmente da vip senza minimamente esserlo, volerlo essere, poterlo diventare.
Normalmente mi stanno pure abbastanza sulle palle i vip. Finito.
Nel dettaglio…
Mia moglie è una cyborg. Connessa 24 ore su 24. La connessione è la sua linfa vitale, il suo respiro, il suo hobby, il suo carburante, una sua passione il suo auspicato futuro lavoro, il suo modo di essere donna di comunicazione, il suo tempo perso, quello che vuole fare, quello che vuole essere, etc etc. E il bello è che di questo dà pure la “colpa” a me. Se tu fossi sempre più interessante… Ovviamente è uno spostare il focus attentivo sugli altri, da manuale, ma questo è un discorso diverso.
Dicevamo… dalla sua connessione continua deriva la sua voglia / necessità di produrre contenuti. Che somiglia a detenuti. Deve alimentare il suo blog. Il suo famelico blog. Mangia neanche fosse un poppante ogni tre ore… (o anche meno). Va bene, sto leggermente esagerando, ma è per farvi capire.
Così, da uomo che si vanta di essere razionale*, potremmo scomporre il problema grosso modo in tre filoni:
- Le “cose” da fare per…
- Le “cose” da fotografare per…
- Le “cose” da cercare per…
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Le “cose” da fare per…
Siano esse ricette, castelli di sabbia, barchette di carta, vestiti da ragno, alcune devono essere esplicitamente create per comparire sul blog. Come se la bibbia non fosse stata scritta per i fedeli, ma per andare al numero uno in classifica dei libri più venduti. E all’epoca era più facile. Non so se rendo l’idea…
“teso oggi ho cucinato questo…” “ah bene, lo assaggiamo?” “no è per il blog”. “EH?” biscotti per il blog, allestimenti per il blog, tortine per il blog, vestiti per il blog, giochi per il blog, situazioni per il blog, tatuaggi da lingua per il blog, video per il blog. E potrei continuare a dismisura. Poi si passa al secondo filone.
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Le “cose” da fotografare per…
Siano esse persone (moglie o figli a dire il vero), o eventi (per lo più compleanni o altre feste comandate o meno) “oggetti” creati ad hoc (vedi punto precedente) o trovati per caso, poi c’è il dramma delle foto.
Non vanno mai bene. MAI. Mai.
Tu (io) scatti con le migliori intenzioni, forte del tuo corso di fotografia, di una decina di belle foto che hai fatto in vita tua, di una mostra a cui hai partecipato, pensi di potercela fare (almeno le prime volte) e poi il verdetto. Tua moglie ti prende il cellulare/macchina fotografica e esamina il prodotto con la stessa espressione del medico quando sta per comunicarti che hai qualcosa. Di grave. Tu (io) hai le stesse sensazioni che avevi all’esame di maturità, leggermente attutite dal fatto che comunque forse, anche se le foto non andassero bene, non succederà nulla di troppo grave. Ti sbagli. Il verdetto insindacabile è comunque sempre lo stesso: Non vanno mai bene. MAI. Mai.
Mi hai fatto grassa, mi hai fatto bassa, mi hai fatto storta, non guardavo, non guardavi (!!!), non hai colto l’essenza (?!?!?!), è sfocata, è troppo a fuoco, è buia, mossa, poco ludica (???), sembro in posa, non sembro in posa, è un po’ piatta, troppo luminosa, poco convinta, ho lo sguardo strano (AHHHHHHHHHHH), non ero attenta, ero troppo attenta, non rende (???!!!), fino ad arrivare al “poteva venire meglio” che chiude il discorso. E dopo… la selezione… ma tra queste 343 foto che hai fatto (praticamente uguali o con differenze impercettibili da scomodare la rubrica trova le differenze della Settimana Enigmistica) qual è venuta meglio? “mah forse la 13” “no no è quella che mi piace meno” “allora a te quale piace?” “Ma forse la 123” “ah ecco pensavo anche io a quella” “ma sicuro?” “sicurissimo!” “perché forse avevi ragione tu, la 13 è meglio” “eh però la 66?” “si forse…” “allora non eri sicuro?” “si, ma ora che me lo fai notare tu…” “cosa?”
“che la 66 forse è meglio” “ma io dicevo la 76” “AH”. Tutto questo ovviamente senza che io le guardi minimamente. Lo confesso. tanto SONO UGUALI. Lascio fare al caso. Sfido qualsiasi fotografo professionista o laboratorio fotografico a trovare una differenza. Davvero. In palio… un mio servizio fotografico. Wow!
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Le “cose” da cercare per…
La mia amata moglie ha 12379 file sul desktop del suo pc. Tra l’altro non so come faccia, farei brevettare la cosa. Perché? Ma perché sono idee, ispirazioni, cose da copiare biecamente, cose che potrebbero sempre servire, cose che non si sa mai, spunti, sputi, spuntini, cose che fanno le altre blogger, cose che io non farei mai (!!!), cose che potrei fare, ma non lo so ancora, cose che qualora le dovessi mai fare forse le farei così, ma non è detto quindi tengo il file perché magari nel confronto posso capire meglio cosa voglio fare (???!!!). E poi devo cercare un tipo di coriandolo che sia a specchio sotto, ma sopra colorato tipo caleidoscopio. Pensi sia facile trovarlo? Certo no? Oppure… devo vedere se i cinesi hanno un tipo di stella filante con il nome di Matteo all’interno, ma da una parte deve essere fosforescente, dall’altra no altrimenti è troppo pacchiano. O ancora, devo cercare un bagel, pretzel, cupcake, cakepop, topcake, undertaker, etc etc, a forma di dodecaedro smussato, prisma semiliquido opalescente con riflessi verdi perché altrimenti contrasta con il colore del centrino di pizzo san gallo che ho appositamente fatto realizzare da una tizia di Morgongiori. Ah poi puoi passare un attimo tu a prenderlo? Grazie. A Morgongiori. Ovviamente. Sì, per dopo cena. No, non posso aspettare, metti che qualcuno lo pubblichi prima. Certamente… vado. Ad ammazzarmi.
Gli ultimi tre passaggi sono:
Il coinvolgimento
Ci sarebbe da sistemare il salone e la cucina perché mi servono come set fotografico per il blog, chiaro lo faccio io, è un hobby mio, ma certo se tu mi aiutassi… faremmo prima, ovviamente non è necessario, però magari se mi dessi una mano, nel tempo che risparmio, forse, magari farei addirittura una lavatrice, quindi non mi vuoi aiutare? No? Non ti interessa quello che faccio? Non sei dalla mia parte? E io che due volte in vita mia sono pure venuta a vedere una tua partita di basket…
Se non vuoi condividere con me questa mia passione. Che poi è per tutta la famiglia (eh?), io lo faccio per voi… allora dimmelo. Remi contro? Mi vuoi mettere i bastoni tra le ruote? Non pensi che potrei guadagnare per tutti? Sinceramente… NO. Disfattista… e sia. (Magari fosse…)
Il gradimento
Ehi! Hai visto? Mi hanno condiviso la foto in 13? Wow che successo. Guarda che 13 è un numero alto per un blog artigianale! E senza nessun aiuto. Ora vado a mettere altri 50 € di Google Adwords e poi tra tre ore ricontrollo. Fatto. Ora ricontrollo… (sono passati 7 minuti), niente sempre 13. Forse dipende dalla tua foto. Uff… aspetto un po’. Sempre 13. Ma che vuol dire? 13 è comunque una cifra importante, comincio a muovere il mercato.
L’importanza / utilità (leggasi io e le altre blogger)
Guarda che quello che faccio è importante, utile, ora non dico come la “creazione” di un vaccino, ma più o meno così. Sai quanta gente posso aiutare? “Le 13 condivisioni di prima?” azzardo io… ma nooooooo, molte molte di più, in questi anni ho fatto scoprire una fattoria che prima non si filava nessuno (ci sarà stato un motivo?), una linea di pigiami che poi nella nostra piccola nicchia di mamme blogger ha furoreggiato (più di 13?) e poi vuoi mettere… io non sono commerciale, non mi vendo alla pubblicità. Anche se poi finalmente ho guadagnato, “ah si” io speranzoso… ma si 72 € circa. In 4 anni. Senza contare le spese. Almeno a me per il basket… normalmente pagano.
Se questa blogger non fosse mia moglie non la sopporterei, ma se avete ancora l’occasione, se siete ancora in tempo, redigete un contratto prematrimoniale e fate mettere la clausola… no blog, né ora, né mai! Amen
* spiegare alle donne il concetto di razionale, meriterebbe una trattazione a parte. Come esempio cercate di immaginare il vostro opposto durante i saldi e avrete una definizione almeno plausibile. Si scherza eh…
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Dai bellissimo conoscere il punto di vista di un uomo sposato con una travel blogger. Anche io vorrei intraprendere questo percorso ma ho paura che mio Marito non sia così ” sportivo” tu cosa ne pensi? Qualche consiglio utile? Gloria di Cosmoacademy.it.