Mammarketing è stata Mellin Ambassador per il 2018 e 2019.

Mellin Ambassador…

Leggi tutti gli articoli scritti come Mellin Ambassador, in collaborazione con questa bella azienda che ho avuto modo di scoprire e visitare, conoscendo le persone che ne fanno parte. Non solo baby food, ma anche parental policy e progetti aziendali di CSR che fanno davvero dell’azienda un riferimento per le famiglie italiane.

… e Storyteller

Dopo l’esperienza come Microinfluencer nel 2018, è partita l’esperienza più entusiasmante di Digital Creator.

Nel 2019 sono stata scelta anche come Mellin storyteller: ho raccontato i valori del brand attraverso il racconto dei mie valori nella mia esperienza di mamma. Del resto, come creativa e content specialist, scelgo di lavorare solo in progetti di cui condivido i valori. È stato per me un grande riconoscimento essere scelta al pari di altre mamme e blogger con numeri decisamente più alti dei miei, per la qualità e il tocco originale di ciò che scrivo.
Questa per me è stata la prima volta che ho aperto il racconto di Mammarketing in maniera più diretta alle emozioni di mamma. E devo dire che ci ho preso gusto!

Leggi tutti i miei “post valore” per Mellin:

  • Il primo incontro dei miei figli
  • Il primo volo con due bambini
  • La prima volta dell’ultima volta
  • Quand’è la prima volta di te mamma?
  • I primi passi
  • La meraviglia
  • Le paure: lo scacciamostri
  • Il tempo che passa: la mammosfera
  • Unicità
  • Lascio a te…
  • Sei il mio motore di ricerca
  • Prepararsi la mattina
  • Mamma zia e figli cugini
  • Signora, descriva suo figlio!
  • La felicità è un dovere

Il primo incontro dei miei figli

 

 
 
 
 
 
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La prima volta che i miei figli si sono guardati si è sciolto un ghiacciaio del Polo Nord. Quando è nato Matteo ho provato un’emozione unica, ho pensato fosse irripetibile. E infatti è stato così. Quando è nato Federico ho provato un’emozione unica, in modo nuovo. Ho pensato: ecco di nuovo quel senso di qualcosa che non si ripeterà. Quando li ho visti per la prima volta insieme è stata l’emozione più bella. Come una spina elettrica speciale inserita in una presa di corrente, che ha fatto partire dal filo una carica magica che ha acceso l’albero di Natale più alto del mondo, andando oltre, fino al cielo, a illuminare tutte le stelle, portando la luce sul mondo che all’improvviso mi è sembrato migliore. Come nei film, uno zoom dall’alto verso la terra ha portato quella pioggia di meraviglia dal cielo fino alla Sardegna, entrando nella finestra dell’ospedale e trafiggendoci di commozione, di bellezza e di speranza. Li ho tenuti stretti a me, uno alla volta. Ora li guardo tenersi la mano, con quelle stesse mani darsi colpi e poi cercare sempre un abbraccio, dividersi una piccola poltrona, giocare a calcio, fare le facce buffe e ridere fortissimo. E so che non avrei potuto trovare modo migliore per esserci sempre, anche quando non ci sarò. C’è un po’ di me in ognuno di loro… e non parlo delle fossette ? A cena guardo Matteo e penso: è il figlio che ho sempre desiderato. Guardo Federico e penso: è il figlio che ho sempre desiderato. Tengo stretti a me questi momenti più che posso, godendo del presente, ma so che la chiave della felicità in futuro sarà lasciarli andare. Insieme. Liberi di diventare grandi. Ad accendere stelle e creare cortocircuiti di felicità. #Mellin #sponsorizzatodamellin #mymellinblog #generazionipiúsane www.Mellin.it

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Il primo volo con due bambini

 

 
 
 
 
 
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Federico ha avuto il suo battesimo del volo esattamente a 3 mesi. Arrivo in aeroporto con: 1️⃣ passeggino 2️⃣ bambini 3️⃣ valigie 4️⃣ gradi Ah sì, il papà è dietro la fotocamera, ma di lì a poco sarà risucchiato dal lavoro. E noi che facciamo: aspettiamo? No, ci organizziamo! Contro ogni parere e preoccupazione di nonni e qualche amica, tutto è andato liscio e il tempo è letteralmente volato! Io non lo farei mai… Tu sei pazza… Che coraggio… E se il grande deve andare al bagno? Ci alzeremo. E se tu devi andare al bagno? La trattengo per un’ora visto che solitamente a casa lo faccio per molto di più. E se il piccolo ha fame? Ha la tetta. E se piange tutto il tempo? Gli canteremo una canzone. Ma come fai con tutta la roba? Ho la fascia quindi le mani sono libere, e Matteo con molto orgoglio porta una valigia. Le altre le mettiamo sul carrello o direttamente sul passeggino, oppure le imbarchiamo. E di solito siamo simpatici alla gente e qualcuno ci dà sempre una mano. Non c’è bisogno di andare lontano, il viaggio è quotidiano, i bambini sentono la mia ansia o la mia tranquillità e le fanno proprie, mi seguono in tante attività con un equilibrio tutto nostro che costruiamo insieme ogni giorno. Conoscendoci, ascoltandoci, capendo i nostri tempi di squadra per accelerare e rallentare. Sopportandoci a volte, incastrandoci al meglio e godendocela sempre. Nel viaggio e non nella meta sta tutto il bello delle nostre giornate. Le emozioni di fine avventura sono elettrizzanti e collanti, ce le raccontiamo a distanza di tempo, prima di andare a letto. C’era molto amore e molta voglia di abbracciarsi agli arrivi. Tante emozioni da mettere nelle nostre valigie, da raccontarci e raccontare a papà che da lì a qualche giorno ci avrebbe raggiunto. Perché perderle? #Mellin #sponsorizzatodamellin #mymellinblog #generazionipiusane @mellin_official

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La prima volta dell’ultima volta

 

 
 
 
 
 
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La prima volta dell’ultima volta⁣⁣ ⁣⁣ Quanto vorremmo, noi mamme, fermare il tempo, vivere e rivivere le prime volte dei nostri figli, imprimerle nella mente, fotografarle per renderle eterne.⁣⁣ Ma vogliamo parlare delle ultime volte? In questi giorni sto realizzando per la prima volta che ci sono cose che sto vivendo per l’ultima volta. Scusate il contorsionismo di parole, ma Matteo ha ormai 6 anni, Federico è già indipendente e autonomo per i suoi “due anni e mezza”, come fieramente dice. ⁣⁣ ⁣⁣ [Con te mamma…] ⁣⁣ ⁣⁣ La sera, quando sono addormentati, li prendo in braccio e li porto a letto. Un abbraccio on the road dal salotto alla loro cameretta, dolce e coccoloso che porto a termine come un ippopotamo che solleva un elefante. Ho la schiena a pezzi e a breve so che non lo potrò più fare, e al massimo saranno loro a prendere in braccio me.⁣⁣ ⁣⁣ [Mamma vieni qui….] ⁣⁣ ⁣⁣ Matteo ha imparato a leggere: si siede sul divano, gamba destra sua contro gamba sinistra di suo fratello e sfoglia i libri raccontandogli le storie. Gli fa pure delle domande sulle illustrazioni: dove sono gli uccellini? Quante macchinine vedi nella strada? Stanno creando una loro complicità, si fanno compagnia, si tengono la mano per andare nella stanza buia in fondo al corridoio così non hanno paura di mostri e streghe. A poco a poco, se c’è un fratello, non c’è bisogno che ci sia anche la mamma. ⁣⁣ ⁣ [Mamma ho finito…] ⁣⁣ ⁣⁣ E ormai anche in bagno vanno insieme e, con sgabellini e mobili bassi, riescono a far pipì e a lavarsi, a modo loro.⁣⁣ ⁣⁣ Con te mamma… Mamma vieni qui…. Mamma ho finito…⁣⁣ Certi richiami a volte frastornanti, sfinenti, ripetitivi prima o poi saranno pronunciati per l’ultima volta, e mi mancheranno terribilmente. E’ la prima volta che penso che i giorni sono lunghi, ma gli anni troppo corti.⁣⁣ ⁣⁣ #Mellin #sponsorizzatodamellin #mymellinblog #generazionipiusane #liberididiventaregrandi⁣⁣ ⁣⁣ www.mellin.it

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Quand’è la prima volta di te mamma?

 

 
 
 
 
 
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Quand’è la prima volta di te mamma? Con Matteo forse è stato quando ho capito di voler allargare la famiglia, quando ho fatto il test di gravidanza, quando ho sentito con l’ecografo il battito del suo cuore a tutto volume, quando non ho più potuto chiudere i pantaloni, quando visualizzavo il mio luogo sicuro tra una contrazione e l’altra sincronizzando il mio respiro con la sua fretta, quando l’ho visto la prima volta, rosa e perfetto come un confettino e di una morbidezza soffice che non avevo mai toccato. Quando ci siamo guardati col papà increduli e commossi di aver appena creato una famiglia a tre. Quando l’ho preso tra le mie braccia, e non avevo mai tenuto un neonato in braccio in vita mia. Quando sei passata da essere figlia a essere mamma? Quando ho imparato a dire no, quando c’ero solo io di notte a prendere una decisione, ad ascoltare il mio bambino e capire come calmare il suo pianto. Quando ho riconosciuto nei miei gesti i gesti di mia madre, di cui all’improvviso ho iniziato a capire il significato. Quando ho visto una mamma diventare nonna e concedere in pochi istanti quanto a me è stato distribuito in una vita intera. Ma la conquista più grande è capire che non si passa da un ruolo all’altro come nei livelli di un videogioco: si può essere una mamma-figlia, e darsi ogni tanto il permesso di sbagliare o titubare. Quando si capisce che ogni mamma è la migliore per i suoi bambini? C’è una prima volta in cui una mamma fa pace col proprio ruolo e si perdona. Per i sensi di colpa, perché pensa di non essere mai abbastanza, perché fa di tutto per essere presente e invece comunque in certi momenti deve assentarsi, perché le si chiede di essere mamma al 100% come se non lavorasse e lavorare come se non fosse una madre. Nonostante i modelli da cui attingere, le esperienze di altre mamme, e il filo su cui camminiamo tenendo in equilibrio e in armonia il nostro tutto, c’è una prima volta in cui si capisce che, nonostante tutti siano pronti a insegnarci come si fa, si è la madre migliore per i propri figli solo facendolo a modo nostro. #Mellin #sponsorizzatodamellin #mymellinblog #generazionipiusane #liberididiventaregrandi www.mellin.it

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I primi passi

 

 
 
 
 
 
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Quando Matteo ha camminato solo per la prima volta eravamo al mare. Me lo ricordo benissimo: era sera, dopo cena, era elegantissimo perché eravamo in un villaggio turistico a #Costarei, dove c’è il nostro mare preferito di Sardegna. Ci eravamo concessi una settimana di relax per questa prima estate insieme. Che noi, in fondo, il mare ce lo stavamo già godendo, ma staccare la spina è un’altra cosa. Eravamo vicino alla piscina, in un bel prato verde illuminato da luci soffuse, con l’aria calda estiva, leggermente rifrescata dal venticello della sera e la musica in lontananza. Ecco che si alza e se ne va: da papà decide di andare da mamma. Che emozione! Il primo anno era già abbondantemente compiuto, e si sa che le domande e i paragoni sono sempre dietro l’angolo. Ma come, ancora non si lascia andare? Rispettando i suoi tempi, ce l’ha fatta nel giorno e nell’ora che lui stesso ha deciso, non quando una videocamera era accesa, non appena sveglio e pieno di energie, non davanti a tutta la famiglia riunita a pranzo a incitarlo. Lui l’ha fatto in una notte di mezza estate, ed è stato meraviglioso. Subito dopo ha tirato fuori la erre e la esse e il primo congiuntivo, ma è rimasto umile! ? Ogni bambino ha i suoi tempi, le tappe dello sviluppo seguono percorsi diversi nei primi tre anni, ma alla fine ci arrivano tutti! Meglio non distrarci a pensare a come dovrebbe essere, concentriamoci su come è: siamo noi a doverci allenare a godere delle piccole conquiste quotidiane, a volte semplici altre volte grandiose e improvvise, che ci travolgono senza preavviso con quel sapore speciale della prima volta. #Mellin #sponsorizzatodamellin #mymellinblog #generazionipiusane #liberididiventaregrandi

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La meraviglia

 

 
 
 
 
 
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La meraviglia I bambini si stupiscono per tutto. Per loro ogni novità è genuinamente, gustosamente emozionante. Quando hanno un oggetto in mano lo girano e rigirano, lo guardano da tanti punti di vista, magari gli assegnano un ruolo e un senso a cui mai nessuno aveva pensato prima. E si interrogano. Anzi, ci interrogano. Ah, se fanno domande! Perché, perché, perché? Ma noi, in fin dei conti, non abbiamo nessuna risposta definitiva e nessuna verità scolpita nella pietra. Noi mamme ci stupiamo di noi stesse. Cominciamo quando realizziamo di essere state in grado di mettere al mondo un bambino, continuiamo quando non sappiamo davvero dove troviamo la forza di essere ancora in piedi mentre barcolliamo tra pochissime ore di sonno e un lavoro che spesso ignora completamente la nostra vita familiare. E anche noi ci facciamo tantissime domande. Siamo un punto interrogativo ambulante che curva dal cervello fino alla pancia, trasformando i dubbi in ansia e la razionalità in emotività eccessiva. Facciamo capriole insieme alle nostre vecchie certezze. Basterebbe non farsi troppe domande e invece vogliamo sapere, andare a fondo. Ma se c’è una cosa di cui sono certa, è che si nasce mamme quando nascono i nostri figli, anche noi abbiamo bisogno di guardare con nuovi occhi, imparare un nuovo linguaggio. Senza saperlo, sono i nostri stessi figli che hanno qualcosa da insegnarci: non ci resta che meravigliarci insieme in questo viaggio, accompagnarli nella scoperta del mondo, sbagliando, imparando, crescendo con loro. @mellin_official #sponsorizzatodamellin #mymellinblog #generazionipiusane #liberididiventaregrandi

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Le paure: lo scacciamostri

 

 
 
 
 
 
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Lo scacciamostri La camera è in fondo al corridoio: gialla, piena di giochi, con letti a ponte che non si stancano mai di farsi scalare e sopportano con pazienza salti, nascondini e battaglie di cuscini. Ma la sera si trasforma: cala il buio e quello spazio così allegro attira anche streghe, mostri e lupi mannari! I bambini hanno paura di andare in camera da soli? Non basta dire loro che non c’è nessuno, che la luce è accesa, guardare insieme negli armadi? La risposta è no. La fantasia è grande, i mostri anche. I mostri non esistono, la paura esiste eccome. Anche io da piccola mi coprivo col piumone per ripararmi dai proiettili dei ladri, immobile sotto le coperte per non svegliare qualche creatura nascosta sotto al letto. Quella strega col bitorzolo sul naso è nascosta sul terrazzo e dorme lì, senza pagare affitto. È la paura della separazione. Il mostro gocciolante non ha nemmeno un hobby nella vita, di giorno dorme e non lo vede nessuno. Ma la notte è qui, pronto a saltare sul letto mentre dormiamo. È l’ansia della nostra vita sempre di corsa. Ecco, lo so da dove vengono! Se la fantasia crea e personifica le paure, può dirci anche come sconfiggerle! Mostrum in latino è prodigio, e “monere” nel linguaggio degli antichi stava per mostrare la via da seguire. I bambini hanno paura ma allo stesso tempo sono attratti dai loro timori, per esorcizzarli e interiorizzare certe emozioni per poterle poi gestire. E così in casa nostra i mostri sono una cosa seria e li combattiamo a suon di fantasia! Io sono una mamma scacciamostri, tanti ne creo dando in pasto stanchezza e parole sbagliate alla fantasia dei miei bimbi, senza volerlo, tanti ne aiuto a mandare via. Sono una lettrice di storie a lieto fine, una sarta di sicurezze da cucire strette strette, una maga di incantesimi che fa riapparire l’autostima, una fata che sparge polverine magiche e protettive sui capelli, che attiva col telecomando l’antifurto contro i ladri di certezze e con l’abbraccio il superpotere della presenza. Quella che rende gli occhi più pesanti e il cuore più leggero, e accompagna verso i sogni più sereni. #sponsorizzatodamellin #mymellinblog #generazionipiusane #liberididiventaregrandi

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Il tempo che passa: la mammosfera

 

 
 
 
 
 
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Il tempo che passa (tira, goal!) Si dice che per capire i bambini bisogna abbassarsi, farsi piccoli, curvarsi. Sarà per quello che a casa mia stiamo sempre tutti sul pavimento. Uno spazio di azione esteso il più possibile dove possiamo giocare, strisciare, nuotare, stenderci a guardare il soffitto e usarlo come tela per disegnare per finta con il dito. Tutto è alla nostra portata, comprese le scatole di giocattoli e costruzioni rovesciate quotidianamente come rituale. La gravità è mia alleata: fa in modo che tutti i momenti belli vissuti insieme non volino via come palloncini ma restino intorno a noi, a costruirci una bolla d’amore, una MAMMOSFERA, che mi fa amare follemente certi momenti nell’attimo stesso in cui li vivo, e allo stesso tempo mi strugge perché non vorrei che il tempo me li portasse via così in fretta. Capita anche a voi di vivere un momento bello e sentirne già contemporaneamente la nostalgia? Quella stessa gravità “grava” sulla mia schiena mentre i figli crescono e tenerli stretti a me fa più fatica. Provo a pensare a quale sia la giusta distanza. A come tenerli sempre insieme a me su quel pavimento. Sono così presa dal presente, di genitore di bambini piccoli, che non ho nessuna voglia di immaginare come sarà quando si alzeranno e inizieranno a volare, sfondando la mammosfera ? C’è tempo, penso. Io non immagino una vita senza costruzioni sul pavimento! Io: Federico, me lo dici cos’è il tempo? Federico: …che passa… Matteo: Passa? Passa, tira, goal! Passa… que pasa? Passerà… Ai tanti goal che faremo col passare del tempo, bimbi miei! #sponsorizzatodamellin #mymellinblog #generazionipiusane #liberididiventaregrandi #mellin www.mellin.it

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Unicità

 

 
 
 
 
 
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Unicità Mi dicono che hai le fossette come la mamma, eppure io quella tenerezza che conquista al primo accenno di sorriso me la sogno. Ti dicono che quando ridi sei tutto tua mamma, ma io non ho mai avuto quel senso dell’umorismo con ciglio alzato e manina che accompagna teatralmente la tua boutade. Fai ridere tantissimo, ti piace ridere fortissimo. Non perdi occasione, ti auguro di non perderne crescendo. Mi dicono che sei un testardo, e che quando vuoi ottenere qualcosa vai dritto all’obiettivo e sei bombardante e convincente, rompendo all’ennesima potenza ma sempre con la luce negli occhi. La testa dura forse l’hai presa da papà. Ti dicono che sei solare e sempre allegro, ottimista e festaiolo. Forse qui qualcosa da me l’hai presa! Mi dicono che mi assomigli, eppure sei uno spettacolo sempre nuovo che non smetterei di guardare. È così bello – dicono – essere la tua maestra, tua nonna, tuo zio, la tua babysitter… E questo non l’hai preso da nessuno. È perché sei tu, nella tua splendida unicità. Ti auguro di tenertela stretta e difenderla quando sarai grande. @mellin_official #sponsorizzatodamellin #mymellinblog #generazionipiusane #liberididiventaregrandi

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Lascio a te…

 

 
 
 
 
 
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LASCIO A TE… Lascio a te l’ultima fetta di pizza, che tanto io sono piena. Lascio a te la punta del cono gelato, io “aggiusto” la fragola che scorre dal tuo. Lascio a te le ultime ore della notte, io mi arrangio con le prime ore del mattino. Lascio a te “Ops, scusa, non l’ho fatto apposta”, che in fondo la gomitata non mi ha fatto così male. Lascio a te il bagno libero se ti scappa, che a me piace ballare la macarena mentre aspetto il mio turno. Lascio a te la prima esplosione di risata, che a me piace raggiungerti in quel pianeta di divertimento buffo e senza motivo apparente. Lascio a te impastare i biscotti, che a me passare lo straccio è sempre piaciuto. Lascio a te gli ultimi preparativi prima di uscire, che a me non dispiace un look acqua e sapone. Lascio a te la nostalgia dei nonni lontani, che io so che a breve ci rivedremo e posso aspettare. Lascio a te le magliette in saldo, le scarpe nuove e i boxer con i dinosauri, che io non devo più cedere allo shopping compulsivo. Lascio a te tre quarti del lettone, che tanto per una volta io e papà possiamo farci piccoli per respirarti meglio. Lascio a te piangere e disperarti per capricci inutili, che so che ti calmerai da solo senza il mio aiuto. Lascio a te la paura del buio, che io so farmi coraggio e sono qui per proteggerti. Lascio a te sgridarmi se ho gli occhi sul telefono mentre siamo insieme, perché hai ragione. Lascio a te lo sguardo di sfida che cerca una risposta ai miei no, perché io da piccola non ho mai avuto il coraggio. Lascio a te i grattini alla schiena, perché io posso prenotare quando voglio un massaggio alla cervicale. Lascio a te scartare i miei regali, perché la sorpresa è molto più bella se condivisa. Lascio a te spegnere le mie candeline, perché crescere insieme è così bello. Lascio a te il meglio, che il mio meglio ce l’ho sempre e sei tu. #Mellin #sponsorizzatodamellin #mymellinblog #generazionipiusane #liberididiventaregrandi www.mellin.it

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Sei il mio motore di ricerca

 

 
 
 
 
 
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SEI IL MIO MOTORE DI RICERCA Con te ho cambiato la geografia delle mie emozioni. Non geolocalizzo più i miei desideri nel cuore, le mie priorità nel cervello, i sogni negli occhi, le mie preoccupazioni nella pancia. È tutto fuori da me. Come una grande mappa dove ogni speranza, ogni progetto, ogni preghiera hanno un unico grande localizzatore su di te. Non esiste una giornata, un panorama, un evento che non abbia il tuo tag: ogni momento da ricordare ha te al centro (o nei punti focali della teoria dei terzi, come i social preferiscono!). E ogni tua faccia buffa, espressione curiosa, ogni tua nuova conquista è un momento da ricordare che affolla la mia gallery dei ricordi, nella speranza di non dimenticare mai nulla di questo tempo che corre troppo in fretta. Le tue uscite, le tue frasi, che sono un patchwork di citazioni adulte e serendipità, sono la caption più originale che ci tiene incollati alla condivisione della tua vita di piccolo grande esploratore del mondo. Insieme a te definisco una nuova piattaforma di significato. Penso ai miei studi di semiotica: il significante, quello che scrivo o dico, è loro stesso prima e dopo i figli, ma il significato, il contenuto concettuale e l’idea che la mia mente associa, è profondamente diverso. La pazienza, l’insofferenza, il sonno, la bellezza, il dolore, la libertà. Sto imparando a rimettere al giusto posto ogni cosa, a costruire una nuova teoria della relatività. Essere mamma non è una scienza esatta, non c’è una medicina per curare l’ansia, un integratore per potenziare la presenza, uno sciroppo per prevenire gli errori. Però in questo caso sono autorizzata a non chiedere solo agli esperti ma a cercare da sola le risposte, perché il mio motore di ricerca sei tu. E io spero che un giorno la tua recensione di me come mamma mi dia il massimo dei cuori. Magari qualcuno in meno per cucina e ordine, ma il massimo nell’amore incondizionato che da sempre e per sempre mi unisce a te. #Mellin #sponsorizzatodamellin #generazionipiusane #liberididiventaregrandi #mymellinblog www.mellin.it

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Prepararsi la mattina

 

 
 
 
 
 
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?Dicono che gli occhi dei bambini siano grandi rispetto al resto del corpo, per incutere tenerezza negli adulti e spingerci a occuparci di loro anche quando siamo troppo stanchi o arrabbiati. Ecco che quegli occhioni, puntati nei nostri, con le pupille dilatate come un adulto innamorato fungono da balsamo per i nostri istinti di pancia per farci tornare a pensare col cuore. ?Le orecchie dei bambini iniziano a lavorare già nel pancione, ascoltano i racconti del mondo che li aspetta. Al primo figlio è concessa maggiore musicalità: Matteo ha ascoltato le playlist per il giorno e la notte, dalla musica classica alle ninnenanne indiane. Federico ha preso confidenza con ritmi casuali, urla frequenti e voci di bambino attaccato alla pancia. E ora, tre anni dopo, quelle stesse orecchie ascoltano in modo selettivo solo quello che hanno piacere di sentire. Sono dei semafori rossi sulle richieste e le domande di una mamma. Riescono a isolarlo completamente senza lasciare passare una sola reazione del viso, una sola emozione legata alla finzione del momento. Solo l’idea di una visita medica accurata a quelle orecchie che non sentono riesce a rimettere in moto l’intero meccanismo furbetto, quando gli occhi di cui prima tornano a spalancarsi verso i miei e, come ponti levatoi, abbassano le difese (le mie) e si allargano in un sorriso racchiuso da due fossette ad accompagnare un: No, dai! ✔️[L’acqua scorre e lava via l’arrabbiatura del momento] ?E la lingua? Anche quella c’è e fa lunghissima mostra di sé, su richiesta, per dire che le parole sono tornate e ora sì, a domanda si può rispondere. ✔️[Spazzolino e dentifricio possono procedere con i dentini] ?Il naso è il meno collaborativo: gli dici di buttare fuori il moccio e quello tira su, per dispetto, per sfida, perché gli piace farsi pregare. Fa finta di non saperlo fare, ma è una bugia, e così il naso crescerà, diventerà lunghissimo e si svuoterà da solo! ✔️[Ed ecco che anche quello è a posto] Dalla dottoressa del buongiorno è tutto. Anche voi avete una laurea honoris causa in storytelling-anatomia-pedagogia-psicologia per lavare i vostri bimbi la mattina? #mymellinblog #sponsorizzatodamellin #mellin

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Mamma zia e figli cugini

 

 
 
 
 
 
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MAMMA-ZIA E FIGLI-CUGINI Sono mamma di due maschi. Non chiedetemi più: “E la femmina quando la fai?”. Io la femmina ce l’ho, anzi ne ho due, e sono le mie nipotine. Ma per la prima volta sono madrina. Un’emozione grande. Credevo non mi sarebbe mai capitato di tenere a battesimo una bambina o essere testimone di un’unione. Vivo lontano da casa da 20 anni: le mie amiche storiche hanno ormai dei riferimenti più presenti e più quotidiani. Dove sono ora, le mie amiche più strette hanno a loro volta amiche storiche o sorelle/fratelli vicini. E invece sono stata nominata. Non sono magica: sono la madrina, mica la fata madrina! Ma cercherò comunque di fare magie per questa piccolina. Essere zia è una gioia immensa che può capire anche chi non è un genitore: prendersi cura di un bambino, vederlo crescere, inorgoglirti perché è felice quando ti vede e corre a buttarti le braccia al collo. Perché tu sei l’adulto che strizza l’occhio, quello che lo vizia senza rimproverare troppo, quello con cui può affrontare i temi dei grandi, ma alla pari. E la cuginanza è un altro valore che vedo vivido nei miei figli. Si cercano, sono 3 bambini e mezzo, ma sono già comunità. Cresceranno insieme, spero non si perdano e siano sempre un riferimento, mantenendo vivo il bello della famiglia numerosa. Quella delle tavolate lunghe di Natale, quando tavoli tondi e quadrati, di altezze diverse, sforano dal salone e arrivano fin nel corridoio per far stare tutti insieme, tutti uniti, a festeggiare e costruire ricordi. E spero sinceramente di non aver ancora finito di diventare zia! #Mellin #sponsorizzatodamellin #mymellinblog #generazionipiùsane #liberididiventaregrandi

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Signora, descriva suo figlio!

 

 
 
 
 
 
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SIGNORA, DESCRIVA SUO FIGLIO… Pronto, polizia? Ho perso mio figlio! È abbastanza alto per la sua età, ha i capelli chiari, c’è chi dice che è un po’ ramato, ma è biondo soprattutto d’estate, quando i capelli si schiariscono al sole. Sa, lui ama il mare, è un vero pesciolino. Per farlo uscire devo promettergli una partita a calcio. Uh il calcio quanto gli piace! Sembrerebbe una promessa del pallone, ma non voglio dirlo io che sono sua mamma. Sa, la storia dello scarrafone… Comunque no, non cerchi uno scarrafone, è carino mio figlio, sensibile ed educato, tranne quelle volte in cui gli prendono i 5 minuti e la situazione precipita. A volte penso che abbia già 14 anni, ma lui ne ha 6. È un chiacchierone, tranne quando guarda un cartone: ama la tecnologia, come biasimarlo, e quando lui usa quella io posso anche usare un megafono, ma lui non mi ascolta, concentrato com’è. Quando fa i compiti non è così concentrato. Andare a scuola gli piace, prepararsi in fretta la mattina un po’ meno. Spesso io urlo. Se guarda una partita invece è lui che urla col padre, e io spero che vinca la sua squadra se no gli passa la fame e io mi scoraggio come cuoca. Va matto per la pasta, ma non devo mischiarla con i legumi. I legumi solo in vellutata, grazie! Ma va bene così. Il pane che avanza invece non lo butta: andiamo al parco e lo diamo a papere e piccioni. Lui ama gli animali e ne ha un po’ paura, proprio come me. Andare a scovarli anche in campagna e nelle fattorie nei weekend a tutta natura è un’esperienza da cui torniamo sempre arricchiti. Perché poi… – Signora, lei sta descrivendo suo figlio proprio come farebbe ogni mamma, non è che può farmi parlare con suo marito? #Mellin #sponsorizzatodamellin #mymellinblog #generazionipiùsane #liberididiventaregrandi

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La felicità è un dovere

 

 
 
 
 
 
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LA FELICITA’ È UN DOVERE Voglio che i miei figli sappiano che dove non c’è un finale da fiaba, la vita si apre sempre alla speranza. Che non possiamo essere cinici, perché il tempo passa così in fretta che, dal sorriso tutto gengive e latte di mamma, si arriva in un attimo a un sorriso sdentato senza manco più un dente da latte. Che se siamo nati dalla parte giusta del mondo è solo un caso fortunato, e che quei bambini che vediamo sofferenti in TV, hanno la stessa voglia di giocare, di abbracciare la propria mamma o il proprio papà prima di dormire, di protestare perché non vogliono un certo cibo, invece di ringraziare per il nutrimento che li tiene in vita. Vi aiuterò a prendere le misure del mondo, perché siate voi a capire come essere al mondo e troviate il vostro modo, unico, naturale, positivo. Perché c’è sempre un modo per fare bene, a sé o agli altri, e per stare bene. Essere tristi, o preoccupati, o delusi è un diritto. Si può piangere, ci si può sentire incompresi, frustrati, falliti. Ma poi bisogna sempre rimettere in ordine i pensieri, capire perché ci sentiamo in un certo modo, e chi ci può aiutare a decifrare certe emozioni che non abbiamo ancora classificato. Come quando mi fate domande sui bambini che scappano dalle loro terre con le loro famiglie: è importante conoscere da cosa si scappa ancora più che dove si vuole arrivare, spesso senza riuscirci. E quindi quando sorridete, fatelo anche per loro, quando vi impegnate per superare un ostacolo, metteteci il doppio della convinzione, quando vi battete per qualcosa in cui credete, fatelo per due. Che ogni battito d’ali da una parte del mondo genera un uragano dall’altra parte del mondo. Perché la felicità è un dovere, oltre che un diritto. E voi non avete un futuro: voi siete il futuro! #Mellin #sponsorizzatodamellin #mymellinblog #generazionipiùsane

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