Le mamme blogger in Italia: lo stato dell’arte nel 2019
Sono una blogger. Una mamma blogger. Di cosa parliamo quando diciamo mamme blogger e mommy blog?
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Un’immagine dalla pagina Instagram del mio mommy blog: incinta a 36 settimane. We can do it! Anno: 2016, cuori: 8 🙂
Sono fissata con i numeri, e sono andata alla ricerca di qualche dato per cercare di capire meglio il fenomeno dei mommy blog in Italia. Per quanto ci sia interesse da parte del mondo universitario e di quello imprenditoriale, con studi che hanno provato a mettere ordine in questo mondo, si possono analizzare solo i trend a campione e si può parlare solo di stime.
- Mamme blogger: micro influencer per il nuovo marketing delle aziende
- L’evoluzione dei mommy blog: da diari a imprese individuali, senza barare sui numeri!
- Da mamme blogger a family blogger, passando per i daddy blog.
- Chi siete? Cosa portate? Sì, ma quanti siete? Un fiorino! Conclusioni
Mamme blogger: micro influencer per il nuovo marketing delle aziende
E così, se negli USA la stima va dai 100mila ai 500mila mommyblog, in italia siamo sull’ordine dei 4mila. Un censimento spontaneo, legato al numero dei blog iscritti alla rete di Fattore Mamma, società di consulenza e servizi di marketing e comunicazione per le aziende che si rivolgono alle mamme. Tra le attività più note, Fattore Mamma propone il Mammacheblog, il maggiore aggregatore italiano di blog di mamme blogger, che quest’anno compie 10 anni. Anche io ho fatto qualche passetto con loro, come ospite e come media partner!
Negli Stati Uniti dunque le mamme blogger sono una vera potenza commerciale, in grado di spostare consistenti fette di mercato grazie al loro ruolo di “influencer”. Me le immagino, le mamme americane, isolate da km e km di distanza, ma che si tenevano in contatto grazie a internet, e che alla fine hanno creato questi salottini virtuali dove incontrarsi e raccontarsi, scambiarsi pareri e condividere consigli. In Italia siamo ancora agli inizi, ma il fenomeno è destinato a consolidarsi. Non lo dico io ma diverse ricerche, che pongono l’attenzione sui microinfluencer tra i trend del 2019 nel settore advertising. In buona sostanza, dice Blogmeter, azienda di social media monitoring e analytics, se sei un’azienda e vendi prodotti per bambini o per famiglie (per fare un esempio di una nicchia) non conviene rivolgerti a Chiara Ferragni, sia per i costi elevatissimi di una collaborazione, sia perché il suo pubblico è sì enorme, ma non in target con il contenuto che vuoi veicolare. Cito testualmente:
micro-influencer, ovvero quei piccoli influencer specializzati in molti settori (anche di nicchia), che spesso hanno meno di 10.000 fan/follower. La crescita della loro popolarità deriva dal fatto di essere più avvicinabili dai brand (specialmente in termini economici) e di risultare più credibili agli occhi del proprio pubblico, che spesso vi si affeziona sinceramente.
Qualcun’altro ci chiama nanoinfluencer e segna come nostri plus spontaneità, ma anche vicinanza. Siamo:
estremamente aderenti per caratteristiche, necessità, stile di vita ai target della maggior parte dei brand, o almeno molto di più degli instagrammer o blogger di grido impegnati tra viaggi ed eventi.
e per
creare buzz positivo su brand o prodotto o migliorare il sentiment, i nano influencer possono assolutamente fare al caso nostro.
Dunque io, senza volerla e senza amarla, ho l’etichetta di microinfluencer, o peggio di nanoinfluencer, ma sono ben felice di far parte di questo mondo in fermento. Per questo voglio sapere, conoscere, mappare, capire, fare rete e collaborare!
L’evoluzione dei mommy blog: da diari a imprese individuali, senza barare sui numeri!
Nel mio piccolo ho fatto lo stesso percorso che ha fatto il mondo del blog in generale. I blogger prima scrivevano per diletto, tenendo un diario digitale personale o condividendo contenuti su una propria passione. I loro contenuti diventavano pian piano sempre più interessanti per i lettori, fonte di ispirazione per acquisti, stile di vita, viaggi e scelte varie, le aziende hanno intuito che la loro attività online aveva un valore, e hanno iniziato a proporre collaborazioni.
La prima cosa da fare per un’azienda che voglia inserire nel budget anche la voce Influencer marketing è accertarsi della qualità e del valore dei contenuti, al di là dei numeri: si può facilmente scoprire se sono gonfiati da acquisto like o followers, scambio like e commenti, bot e altre diavolerie.
Gli studi sui mommy blog in Italia
Il primo studio risale al 2008: la ricerca è stata finanziata dal centro ASK dell’Università Bocconi e Fattore Mamma ha contribuito alla definizione del progetto e all’identificazione dei blog da analizzare. Vi consiglio questo bellissimo articolo di Paola Dubini (ancora custodisco gelosamente un suo libro per un esame universitario sull’editoria!) in cui si parla di “Blogging e autoimpiego: una strada percorribile per le mamme?”
Si parte dunque dall’idea che molte mamme aprano un blog quando nasce il primo figlio, momento critico nella vita professionale: troppe mamme perdono il lavoro quando hanno i figli e molte cercano di trovare nuove occupazioni che permettano loro una maggiore flessibilità e una maggiore possibilità di conciliare famiglia e lavoro. Che il blogging sia una di queste?
Ho letto da qualche parte una frase che mi è rimasta impressa: la resilienza di una madre ai tempi del lavoro liquido. Mi sembra racchiuda tutto in poche parole.
Lo studio ha analizzato 250 blog di mamme, individuando l’età media dell’autrice (nella maggioranza dei casi è l’unica a scrivere sul blog) tra i 31 e i 35 anni, quasi sempre mamma di 1 o 2 figli, il primo in età prescolare, residente nel Nord Italia in comuni con più di 150mila abitanti. Quasi tutte casalinghe, tra le lavoratrici in prevalenza ci sono impiegate e giornaliste. Tra il 2007 e il 2008 c’è stato il boom di apertura dei propri diari digitali, ancora quasi del tutto privi di pubblicità.
Per le mamme diventano mamme blogger?
Mamme che oltre a fare un milione di cose aprono anche un blog. Masochiste? Tutt’altro. Mamme che scrivono di notte o prima che i pupi si sveglino, o che dettano pensieri improvvisi al telefono per non dimenticarli insieme a ciò che hanno mangiato a colazione. Mamme che hanno creato un posto tutto loro in cui raccontare, spesso in modo ironico, quello che capita nella nuova esperienza di genitore, molto spesso sfogare le proprie frustrazioni nel non riuscire a costruire una routine perfetta da famiglia del Mulino Bianco, ancora più spesso per risparmiare i soldi dello psicologo e concentrarsi su questa specie di terapia di gruppo che fa nascere confronti, consigli, pacche virtuali sulle spalle. Non è un caso che il primo mommy blog italiano sia nato a Milano: città fredda, dove le relazioni familiari spesso vengono a mancare, perché banalmente non è la città in cui si è nati e cresciuti, e dove nasce maggiormente l’esigenza di stare in rete alla ricerca di informazioni, e fare rete con altre mamme con cui cercare il confronto, e magari anche amicizie reali. Le capostipiti sono tante mamme e donne super, estroverse, colte, affermate nel lavoro e piene di interessi. Prima tra tutte nel 2005 è stata Elasti: Claudia De Lillo, (custodisco anche il suo di libro, Non solo mamma), giornalista finanziaria di giorno e blogger di notte, che con la sua scrittura ironica e dissacrante ha portato alla ribalta un mondo non tutto rose e fiori fatto di una mamma, un papà e marito part time e tre figli – hobbit. Oggi è ancora mamma blogger di nonsolomamma.com, firma di D – la Repubblica delle donne, e voce di Caterpillar AM su Rai Radio 2.
Facciamo un salto e arriviamo al 2017: durante la terza edizione del Momketing, la conferenza italiana sul marketing alle mamme (anche questa firmata Fattore Mamma) è stata presentata una ricerca sulla mamma italiana 2.0 (c’è stata un’edizione anche nel 2018 ma i dati non sono ancora pubblici, quindi quelli che vi sto indicando sono i più recenti disponibili in Italia). Il 35% delle intervistate segue blog e canali social di blogger come forma di incontro e contatto con i brand. I mommy blog sono la seconda fonte di recensioni prima di fare un acquisto, e per le mamme le fonti più attendibili sono, quasi a pari livello, gli esperti/professionisti e altre mamme: fondamentale è il sapere che il prodotto è stato davvero provato da una persona che si prende come modello e con la quale si è instaurato un legame di fiducia.
Da mamme blogger a family blogger, passando per i daddy blog
Insomma, le blogger sono in grado di sviscerare ed evidenziare tante caratteristiche distintive di un prodotto e i suoi benefici attraverso la prova prodotto, tanto importante per i follower quanto per i brand, che riescono a farsi invitare nei salotti dove il loro target trascorre il tempo e a raccontargli dettagli parlando il suo stesso linguaggio: quello da mamma a mamma. Lo conferma Vincenzo Cosenza, Responsabile Marketing Italia di Buzzoole. Per chi non è del settore, Buzzoole è una piattaforma di soluzioni di influencer marketing: mette in contatto e in collaborazione brand e content creator, dato un budget e un algoritmo. Ebbene, l’Osservatorio sul tracciamento delle campagne di Influencer marketing di Buzzoole ha presentato a gennaio 2019 un’analisi (realizzata per tutto il mese di dicembre 2018), dell’andamento e i risultati dei profili Instagram legati al mondo ‘famiglia’. E’ emerso come le mamme influencer abbiano coinvolto pian piano tutta la famiglia, dando origine a un nuovo fenomeno di family influencer. Avete presente The Pozzoli Family? Ecco, loro dominano incontrastati la classifica italiana sia di Buzzole che di Blogmeter, che in un’altra analisi del primo trimestre 2018 era arrivato alla stessa conclusione: il fenomeno delle mummy blogger non riguarda più solo quelle mamme che attraverso i propri diari online raccontano le gioie/difficoltà/paure della maternità, ma anche famiglie al completo che scelgono i social per condividere la loro quotidianità, spesso in modo ironico e divertente. Io aggiungerei che nel frattempo si sta diffondendo anche il fenomeno dei papà blogger 🙂
Chi siete? Cosa portate? Sì, ma quanti siete? Un fiorino! Conclusioni
Insomma, siamo 4mila e c’è tanto ancora da indagare, si cercano sponsor e io mi offro volontaria per la raccolta e l’analisi dei risultati!
Abbiamo capito che siamo di fronte a un universo difficile da studiare perché non ci sono barriere di accesso e aprire un blog oggi è semplice.
- Le mamme hanno sempre conosciuto la potenza del passaparola, fuori da scuola, in fila dal pediatra, alle feste di compleanno. Alcune di loro hanno reso questo passaparola digitale, con un blog.
- Siamo passate da mamme blogger a papà blogger a intere famiglie blogger.
- I diari sono diventati forme di influencer marketing.
- I diari stessi non sono solo racconti di pannolini e pappine ma prendono la forma delle passioni della mamma-donna (eco, cucina, craft, viaggi ecc.)
- I canali di comunicazione sono sempre più i social e meno le piattaforme proprietarie.
Le motivazioni sono le più svariate: c’è chi lo fa per lasciare un ricordo alle future generazioni, chi come catarsi personale, chi per arrotondare, chi per trasformarlo in un lavoro, chi perché lo fanno tutti. Ciò che non è semplice è farlo andare avanti, perché richiede molte competenze tecniche e trasversali.
Fattore Mamma fa un ottimo lavoro in questo senso, ma spesso nelle sue iniziative taglia fuori chi non è sul territorio milanese o non ha i numeri per entrare a far parte del network. A me piacerebbe sapere di più delle colleghe mamme blogger, creare una mappa regione per regione, e individuare reti e zone di influenza. Insieme, si può pensare di portare avanti iniziative e dare risalto a questioni importanti che noi, in quanto genitori, conosciamo bene. Comincio io dalla Sardegna!
Vorrei dunque presentarvi i blog delle mamme in Sardegna, e nel 2019 mi pongo l’obiettivo di creare un network e dei momenti di incontro anche qui.
Alzo la mano! Un Daddy blogger! Per giunta della Sardegna! ????????????????
Sto pensando da un po’ della necessità di una rete di family blogger in Sardegna. Aveva fatto un primo passo bimboinspalla ad Ozieri… sarebbe il caso di continuare su questa strada…
Mi piace, bell’articolo. Soprattutto perchè si inizia a dar voce anche a noi papà. Non siamo molti, ma stiamo crescendo. Siamo i papà blogger.
Ecco, io sono un di questi …
Ciao Massimo, benvenuto!
Ciao Daniela e grazie dell’accoglienza.