Kids&Us: diario d’inglese di un bambino di tre anni #1
Con questo post inauguro una nuova rubrica, dedicata all’incontro di Federico e dell’inglese presso Kids&Us Cagliari Centro.
Come impara l’inglese un bambino di tre anni? Vale la pena iscriversi già a una scuola? La risposta per me è sì, con alcune specifiche, e qui vi racconto perché, mettendo nero su bianco tutte le domande che mi sono posta io, e che magari vi state ponendo anche voi. E soprattutto le risposte.
Tutte le domande di mamme e papà come me…
Se vedete in giro per la città un bambino con uno zainetto con su un tigrotto con gli occhiali da sole, sappiate che è un bambino di Kids&Us. È una moda spontanea che ha contagiato tutte le città d’Italia dove c’è una sede di questa scuola di inglese per bambini.
I bimbi entrano e escono con lo zaino sulle spalle, e lo indossano con orgoglio. Sanno che all’interno è contenuto il loro mondo in inglese. In ogni lezione, come un baule magico, serve a tirare fuori album da colorare, stickers per le attività, quaderno operativo e molti altri oggetti per giocare, così che i loro genitori a casa possano vedere tutto ciò che hanno combinato.
Io lo adoro, perché è fatto in plastica riciclata, in pieno stile naturale e green Kids&Us. Devo dire che andare in giro con lo zainetto della scuola sulle spalle fa cuccare! E nel mio caso, cuccare significa abbordare altre mamme e papà, al parco o nelle piazzette dove ci fermiamo a giocare dopo la lezione, molto curiosi di farmi domande sulla scuola. Io ho provato a raccoglierle, e a rispondere dopo aver testato questa esperienza per qualche mese.
Kids & Us: tutti i dubbi prima di iniziare
1) Perché un bambino di tre anni dovrebbe già approcciarsi all’inglese?
Ho sempre pensato che, se avessi avuto un figlio, avrei fatto in modo che imparasse l’inglese da subito. Conoscerlo in modo naturale, senza lo sforzo di doverlo studiare, è un regalo e un vantaggio per la vita troppo importante. Penso agli studi che ho fatto io, dove l’inglese è rimasto purtroppo scolastico, alle poche occasioni che ho avuto di parlarlo, alla mia capacità di leggerlo e scriverlo ma non di parlarlo fluidamente come vorrei, o all’imbarazzo delle call telefoniche con stranieri a lavoro, dove me la cavo sudando sette camicie.
Il mondo di oggi non ha più distanze. Probabilmente il percorso di studio sarà da dedicare ad altre lingue ancora, magari il cinese, o l’arabo. Dunque la conoscenza dell’inglese non si discute.
2) Non basterebbe trovare un laboratorio in inglese o qualche attività in cui si gioca in inglese?
Matteo, oltre alle poche ore di inglese a scuola, ha frequentato un doposcuola di inglese per un paio di anni, una volta a settimana, ma ha imparato poco e niente. Dunque con Federico ho scelto una nuova strada. I laboratori settimanali di scuole private anche molto rinomate sono comunque dei luoghi in cui il gruppo di bambini è eterogeneo, per età e frequenza. È più simile a un babyparking, e prevede solo gioco e intrattenimento in cui c’è una madrelingua che propone lavoretti o attività divertenti, senza un programma e senza pretese di obiettivi.
3) Non sarebbe meglio allora trovare una babysitter madrelingua, in modo che non lo consideri un impegno, ma giochi nel suo ambiente e intanto impari i nomi delle cose intorno a lui?
Questa è una domanda che ho fatto anche io all’inizio. Una “tata” madrelingua costa, dunque spesso si cerca un gruppo di amichetti con cui passare il pomeriggio e dividere la spesa. Questo significa che si è in balìa di defezioni, febbri, gastrenteriti, impegni di lavoro improvvisi e chi più ne ha più ne metta. Gli amichetti possono non avere una base comune, non fare progressi in modo omogeneo, e una madrelingua non sempre ha anche competenze di insegnamento di inglese, e soprattutto di insegnamento di inglese ai bambini.
Quando sono stata alla presentazione di Kids&Us, andavo fiera di mio figlio, che a 3 anni sapeva già dire in inglese tutti i colori, i numeri e qualche parola. Mi ha colpito moltissimo il racconto della direttrice: mamme e papà sono contenti quando i bambini dicono brown, red, green. Ma ciò che veramente è importante per comunicare è saper contestualizzare. Dire “marrone” guardando un pavimento, non fa capire se è di quel colore, o è sporco, o c’è a terra qualcosa di marrone.
4) Non vorrei che mio figlio a soli tre anni avesse già un impegno fisso, e fosse obbligato a stare altre ore in classe dopo la scuola, o magari a dover svolgere dei compiti a casa.
Frequentare la scuola di inglese non è come andare a scuola, è più simile a un laboratorio. Ci si diverte, e si riescono a inserire in una lezione fino a 15 attività, in piedi, seduti, cantando, parlando, ballando, colorando. I bambini si divertono e giocano, senza accorgersi che dietro c’è un lavoro ben strutturato e che stanno imparando.
5) Ma la scuola è costosa: fare sport o i laboratori costa meno
È vero, non costa poco. In altre città ci si pone il problema di quale scuola di inglese scegliere, mentre noi ci chiediamo se fare inglese o fare judo. Il costo, nella media delle scuole di alto livello come questa, ricomprende anche i materiali, che sono veramente di qualità, esclusivi e studiati apposta per ogni lezione. Oltre ai materiali, c’è un’app ricca di contributi multimediali, testi da ascoltare, un cartone che riprende gli argomenti trattati e giochi per rafforzare parole e concetti e memorizzare termini e suoni.
6) Le maestre non sono madrelingua
Ho conosciuto ogni maestra, e non vedo differenza tra italiana e madrelingua. Non ho mai sentito una parola in italiano (io stessa ho chiesto se fossero madrelingua o no). Conosco ormai anche la direttrice, Laura Raventos, che è spagnola e di lingue ne conosce almeno 6, e che seleziona personalmente ogni collaboratrice secondo i criteri ricercati da Kids&Us. Mi ha raccontato che al momento non ha trovato madrelingue che rispondessero alle sue richieste, perché le soft skills e le competenze di insegnamento ricercate non contemplano solo la conoscenza perfetta della lingua inglese.
Quello che consiglio sempre io è di partecipare a uno dei tantissimi eventi gratuiti che Kids&Us propone (non ho mai visto una Cagliari così ricca di eventi gratuiti di qualità per bambini come da settembre a oggi, mi hanno salvato tantissimi pomeriggi!) e vedere, sentire, chiedere. Non è possibile scegliere una scuola per un figlio, con un determinato prezzo, senza testare e sviscerare!
7) Non c’è parcheggio!
È la preoccupazione tipica che vedo da non cagliaritana :). Anche questo è vero. Federico frequenta il sabato mattina, e non abbiamo mai avuto problemi. Quando ci capita di andare a feste o eventi della scuola di pomeriggio, optiamo per i mezzi pubblici, che Federico ama, oppure ci spostiamo nella zona del Tribunale o di Monte Urpinu: vi invito a scoprire stradine segrete che permettono di arrivare in frettissima!
8) E se perde una lezione?
Si recuperano!
9) Ma io non saprei come aiutare mio figlio a casa…
Kids&Us organizza un incontro a inizio anno in cui racconta ai genitori tutto ciò che basta sapere per accompagnare i propri figli in quest’avventura. Non si richiede di conoscere la lingua o tradurre per il piccolo di casa, ma dà piccole dritte su come gestire l’arrivo e il saluto a scuola e cosa fare per stimolare l’apprendimento a casa. Laura è sempre presente per qualunque richiesta o per sapere come sta andando o per sciogliere dubbi last minute.
10) Kids&Us: cos’ha di speciale questa scuola rispetto alle altre?
Non conosco altre scuole. Ma una cosa mi ha colpito e mi è bastata: i bambini sorridono. Entrano nella scuola, si sentono a loro agio. Non conoscono l’inglese ma colgono l’atmosfera positiva, sono incuriositi, non capiscono le parole ma incredibilmente fanno tutto ciò che le teachers dicono, e rispondono a tutto ciò che loro chiedono. E sorridono. Si fidano. Si sentono al sicuro. E restano volentieri senza mamma e papà.
Che a me ogni volta verrebbe voglia di restare. E invece me ne vado al bar a godermi la compagnia di un cappuccino e di un pc su cui scrivere il prossimo post. Potrei scrivere un articolo sui bar carini e le gastronomie che sto scoprendo intorno a Kids&Us nella mia ora d’aria.
Invece, dopo questa prima puntata del nostro diario di inglese dedicato alle FAQ, vi racconto di più sul metodo e sull’esperienza di Federico alle prime lezioni. Continuare a seguirci!
E se avete ancora domande, chiedete pure!
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* * Mammarketing è Kids&Us Ambassador