Fare la spesa al mercato: con un figlio c’è più gusto!

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La giornata di rifornimento di cibi freschi e a chilometro zero prima era un dovere, ora è uno spasso. Di sabato mattina, quando siamo solo io e Matteo e non andiamo al mare, il programma prevede solitamente:

  • sveglia presto, come in tutti i giorni non lavorativi, a differenza degli altri in cui riesco persino a truccarmi prima di tirare Matteo giù dal letto;
  • latte preparato dal papà, già in piedi e pronto per il suo sabato mattina stakanovista di lavoro;
  • una mezzora di tentativi di un altro po’ di nanna con la pancia piena;
  • un’altra mezzora di ginnastica e giochi vari da lettone.
  • A questo punto di solito gliela do vinta: colazione rispettivamente con latte e “feffè” (la seconda per lui che vale già come merenda per fare prima) e poi via, rigorosamente a piedi, nelle viuzze che si immergono in fretta nei rumori, negli odori e nel caos del mercato di quartiere.

La maggior parte dei banchi di pesce e carne è monoprodotto: io ho individuato i miei di fiducia, oltre a uno bellissimo di frutta e verdura, e ogni volta è come andare a trovare i parenti nel fine settimana: “Ciao Matteo, ma come stai crescendo, sei un gigante, e quanto parli…”

Le mie doti di cuoca si sono manifestate con lo svezzamento, quando su consiglio della pediatra ho rifiutato gli omogeneizzati pronti e mi sono messa a prepararli io. E il sabato era l’unico giorno in cui potevo acquistare prodotti buoni e non correre a ora di chiusura al supermercato. Mi aggiravo nel mercato e chiedevo: “Mi raccomando, è per il bambino, cosa mi consiglia?”. E quella frase da mamma inesperta, sinceramente fiduciosa ma oggettivamente disarmante, mi ha aperto molte porte, e sono stata adottata culinariamente da tre persone in particolare. Da allora se mi incontrano nei corridoi o in ascensore mi dicono di aspettarli per essere servita da loro in persona, e non devo più neanche pensare. Mi basta dire: “E’ per Matteo, cos’avete oggi?”.

E il bello è che alla fine torno a casa con un sacco di regali da cucinare, specialmente quando mi dicono: “Questa è per Matteo, non c’è medicina, fagliela provare”. E non posso non onorarli, soprattutto se abbassano la voce per suggerirmi una ricetta, e mi fanno l’occhiolino quando svelano l’ingrediente segreto. Quello è il segnale che ormai sono nell’Olimpo dei clienti gold, pronta a ricevere i segreti ancestrali della loro tradizione.

Oggi per esempio, oltre alla spesa, sono tornata a casa con un Kg di peperoni, un mazzo in più di fiori di zucca, 2 limoni, 2 panini al latte, basilico e spezie varie, il pesce già pulito anche se di sabato non si potrebbe per via della gente numerosa in fila ad aspettare il suo turno. Oltre ovviamente agli auguri per il frigo finalmente funzionante, perché loro ricordano tutto delle mie puntate precedenti.

Credo che questo tipo di gentilezza e attenzione sia riservato a tutte le mamme con bimbi in passeggino al seguito, ma sono piccole cose che ci fanno felici: anche se io non sono nata e cresciuta a Cagliari, e non ho i miei punti di riferimento trasmessi di generazione in generazione, di quelli che mi hanno visto crescere a suon di meloni speciali e uova fresche della propria campagna, queste persone sono come degli zii e mi fanno sentire a casa.
E questo è uno di quei weekend che passo ai fornelli come se non ci fosse un domani!

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