Prigioni Invisibili: sportello per il contrasto delle dipendenze da nuove tecnologie

5 domande alla psicologa e referente operativa del progetto "Prigioni Invisibili" dell’Università di Cagliari che, con la Professoressa e Psicologa Stella Conte, direttrice del servizio, vuole supportare gratuitamente i genitori nella gestione dei rapporti tra figli e tecnologia.
0
1347
Prigioni Invisibili

“Prigioni Invisibili” è lo sportello online e gratuito per il contrasto alle dipendenze da nuove tecnologie. Un nuovo servizio attivo a Cagliari per supportare bambini, ragazzi, genitori e docenti realizzato dal Dipartimento di Pedagogia, Psicologia e Filosofia dell’Università degli Studi di Cagliari, grazie al supporto di Fondazione di Sardegna e coordinato dalla Professoressa e Psicologa Stella Conte, direttrice del servizio.

Ho rivolto 5 domande a Carla Ghiani, referente operativa del progetto, per capirne di più, dal punto di vista di un genitore di bambini piccoli.

Pandemia fa rima con tecnologia

Dispositivi tecnologici e bambini. Se ne discute sempre: è giusto darglieli o no, pianificare un tempo massimo giornaliero o settimanale, usare app che aiutino a monitorare gli accessi, essere presenti per validare i contenuti che fruiscono i nostri figli.

Le quarantene e i lunghi periodi di tempo in cui i bambini e i ragazzi sono costretti a restare a casa senza poter vedere nessuno non aiutano. Complici la noia, la diversificazione delle attività, la necessità degli adulti di svolgere altre attività come lavorare in smartworking mentre i figli sono a casa.

Se lasciar loro guardare un documentario sugli animali in via di estinzione o un film di formazione che abbiamo visto noi da piccoli non basta a placare il nostro senso di colpa, o quantomeno la nostra preoccupazione sulla correttezza delle nostre scelte (che non sono mai universali ma tarate sul caso specifico del nostro contesto familiare). Se ci sentiamo confusi, o abbiamo bisogno di confrontarci con qualcuno, cosa possiamo fare?

L’Università di Cagliari ha sviluppato il progetto “Prigioni Invisibili” partendo dall’idea che lo smartphone, il tablet, il pc e i social network, se utilizzati fino all’esasperazione, rischiano di influenzare pesantemente la quotidianità generando notevoli effetti negativi in tutte le sfere della vita. In questo panorama si comprende quale sia l’importanza ricoperta dai segnali precoci di rischio e come sia fondamentale l’attuazione di azioni di prevenzione.

Ne ho parlato con Carla Ghiani, psicologa e referente operativa, perché da genitore mi sembra una bella opportunità, ma spesso non ci sentiamo davvero target di queste iniziative. Al solo sentire nominare la parola psicologo ci irrigidiamo, pensando che noi non abbiamo un problema, o almeno non così grande da doverci rivolgere a un esperto. Invece può essere illuminante sapere che possiamo trovare dei punti di riferimento molto vicini a noi, che in modo totalmente gratuito possono aiutarci a sciogliere dubbi, a fare chiarezza, a rispondere a semplici domande, che possiamo depennare dalla lista delle nostre ansie. E soprattutto chiarirci le idee su come comportarci di fronte a situazioni nuove o che stanno producendo reazioni diverse dal solito.

Carla Ghiani e Stella Conte

5 domande sullo Sportello “Prigioni Invisibili”

  1. Da che età dei bambini ci si può rivolgere allo sportello “Prigioni Invisibili”? 
    Lo sportello è pensato per bambini in età scolare quindi dai 6 anni in su, ma anche per genitori, insegnanti e adulti.
  2. Come funziona il primo colloquio?
    Al primo colloquio, che è puramente conoscitivo, partecipano solitamente i soli genitori. 
    Chiediamo di parlarci della problematica che hanno riscontrato e che li ha spinti a rivolgersi allo sportello. E di descrivere il loro figlio, raccontandoci una sua giornata tipo, dando priorità alla sua vita sociale (scuola, amici, famiglia).
    Se sono d’accordo, somministriamo dei test pensati sia per i genitori che per i bambini.
    A seguito dello screening ragioniamo insieme sulla situazione, su come possiamo rafforzare personalità, autostima e autoefficacia, e su quali aspetti possiamo puntare per prevenire o contrastare una dipendenza. Nel caso di bambini più piccoli non parliamo mai di dipendenza, ma di abuso degli strumenti tecnologici: si tratta comunque dell’anticamera di una dipendenza in età più adulta.  
  3. Perché devo sentirmi coinvolto? Mio figlio usa il tablet come tanti altri bambini, quali sono i segnali che mi devono far attivare un campanello di allarme? 
    Come tutte le dipendenze, anche quelle da nuove tecnologie seguono i cosiddetti sintomi: 

    Uso eccessivo di Internet: spesso associato a una perdita del senso del tempo o al non soddisfacimento dei bisogni primari;
    Ritiro: comprende i sentimenti di rabbia, tensione e/o depressione che si sperimentano quando non si può avere a disposizione lo smartphone o il tablet o la playstation;
    Tolleranza: comprende la necessità di avere migliori apparecchiature e più ore di utilizzo;
    Conseguenze sociali avverse: comprende l’utilizzo di menzogne, scarso rendimento scolastico, isolamento sociale e stanchezza.Il fenomeno, inoltre, si è aggravato a seguito dei diversi lockdown e varie DAD che hanno legittimato l’uso soprattutto delle tecnologie utili a restare in contatto con gli altri e a seguire le lezioni. 

  4. Posso rivolgermi a voi solo se ho un problema, o anche solo per dei dubbi, per educazione e prevenzione? 
    Assolutamente sì, anzi il nostro sportello vorrebbe puntare maggiormente sulla prevenzione. Proprio per questo abbiamo deciso di rivolgerci ad un target come quello dei bambini e dei genitori con bambini piccoli.
  5. Come contattare lo Sportello Prigioni Invisibili? Lo sportello Prigioni Invisibili è totalmente gratuito e garantisce la privacy degli utenti. Per accedervi è sufficiente mandare una richiesta all’indirizzo prigioniinvisibili@unica.it

 

Grazie Carla, è un piacere sapere che l’Università di Cagliari porta avanti progetti gratuiti per gli utenti finali, per migliorare la qualità della vita della nostra comunità. Le buone notizie e le buone pratiche vanno valorizzate e diffuse: uniamo i puntini di una città attenta ai bisogni delle famiglie e dei genitori, perché Cagliari sia in tutto e per tutto una città a misura di bambino!

Prigioni Invisibili

 

Se questo post ti è piaciuto e vuoi leggerne altri, segui Mammarketing su Instagram e Facebook!

Leggi anche:

Leave a reply