La stupidera ci salverà!
Conto fino a 3!
Se vengo lì vedi cosa ti faccio.
Se continui ti do il resto…
Mamme, cosa accadrebbe se all’improvviso si presentasse il tempo dopo il 3, vedere che gli fai, scoprire cosa è il resto?
E’ il tempo del piano B.
Anzi, peggio (o meglio, a seconda dei punti di vista): è arrivato quel famoso tempo in più che ti auguravi sempre di passare con i tuoi figli. Li avresti fatti lo stesso se qualcuno ti avesse detto: te ne prenderai cura H24 anche dopo lo svezzamento per un periodo indefinito, senza parco, senza cena pronta della nonna, senza babysitter né colf, senza piscina e calcio, senza mai fare shopping e nemmeno una messa in piega?
Ahhhhhh ma certo che sì!
Ci ricordiamo tutti dove eravamo l’11 settembre.
Ci ricorderemo tutti del tempo del coronavirus.
Magari non le singole giornate, che scorrono tutte uguali seppur movimentate dai nostri figli. E sono sicura che, se noi genitori lavoreremo bene in questi giorni, i nostri bambini ricorderanno questo tempo come uno dei più belli della loro vita, insieme a mamma e papà.
La famiglia chiusa in casa non è un villaggio vacanze
Il coronavirus mi ha insegnato che non puoi gestire i bambini come se fossi l’equipe di animazione di un villaggio vacanze.
Tu hai uno schema appeso al frigo per accompagnare il tuo smartworking:
- sveglia – colazione – risveglio muscolare
- attività Montessori me spiccia casa – lavoretto 1 – compiti
- lavarsi le mani, pipì, merenda – compiti – lavoretto 2
- ora d’aria sul balcone/terrazzo/giardino/pilot – pranzo
- gioco libero – lavarsi le mani – sonnellino – lavarsi le mani, pipì, merenda
- compiti – lavoretto 3 – gioco da tavolo
- doccia – cucina insieme – cena – cartoni – favole/coccole/nanna
Dando solo 2 regole.
Ma la risposta che potresti ricevere dai tuoi figli è sintetizzabile con qualche icona:
dopo aver lavato le mani:
dopo aver tossito nel gomito:
Se hai due figli, succede che uno si rifiuta di fare un’attività, l’altro la fa durare due minuti, che per un nonnulla si mettano a litigare, o che quando hai finito di pulire ti ritrovi delle scimmie che saltano sui divani e tutte le ceste dei giochi più minuscoli rovesciati in salotto.
Io dico no al Wikipedia dei lavoretti!
Non so voi, ma io ho il rifiuto di leggere articoli di blog in cui, invece delle solite recensioni di viaggi con i bambini, trovo all’improvviso il wikipedia dei lavoretti da fare. Che ansia da prestazione! Che poi non ho la colla, mi ritrovo un litro di tempere sul parquet e rischio di riesumare figure sinistre con pozioni magiche di materiali magmatici che mai avrei voluto entrassero in casa mia acquistati in negozio e certificati CE, figuriamoci se prodotti da me.
Tutto questo per dire che i momenti più belli che sto vivendo con i miei figli sono quelli improvvisati: lascio un po’ di tempo in cui propongano, decidano, inventino, si annoino.
I miei vicini al tempo del Coronavirus
I miei vicini sanno quanto sto urlando: le grida, gli assembramenti casalinghi “tutti su mamma” e subito dopo punizioni rabbiose in cameretta perché qualcuno si fa male, gli abbracci, le canzoncine a squarciagola e i cavallucci seguiti da litigate e accuse nonsense in ogni direzione, l’immenso amore e la corsa in cantina a recuperare valigie per cambiare famiglia. La bipolarità che solo genitori innamorati e multitasking, che non sono mai stati capaci di fermarsi, possono avere.
Ma i vicini non sanno che nei momenti di silenzio li sto abbracciando come non mai, sniffo il loro profumo, sento il loro respiro, li vivo scoprendo cose che mai avrei saputo. Per esempio guardiamo insieme i video delle maestre, scopro personaggi che loro conoscono benissimo, imparo cerchi dell’amicizia in cui si sta seduti, sento suoni di carillon che invitano al silenzio perché sta iniziando una favola…
I miei vicini sentono anche che ridiamo come pazzi. I momenti più belli sono quelli in cui fingiamo di disegnare sul soffitto con il dito, balliamo come se nessuno ci stesse guardando, giochiamo a nascondino, ci facciamo il solletico sul lettone, facciamo le facce allo specchio. O ci mettiamo qualcosa di buffo addosso per fare scherzi e far ridere gli altri. E quando inizia la risarola a uno, contagia tutti.
E’ la stupidera: i nostri bambini dei tempi del coronavirus, ricorderanno questo.
La stupidera ci salverà!
La challenge dell’arcobalenao però sì, dai. Ce lo hanno chiesto le maestre, e anche se io mi chiedevo: chi guarderà questi arcobaleni se in strada non c’è nessuno? Poi ho pensato: di fronte ci sono i nonni, almeno loro così ogni giorno sapranno che #tuttoandràbene. Poi ci sono i social!
Poi arriva un nuovo giorno. Un nuovo giorno in cui dovremo ricaricare di positività la solitudine, le mancanze, la noia. Abbiamo la stupidera. E, sullo sfondo, sempre, tutto andrà bene. Alla fine di ogni arcobaleno c’è sempre un tesoro! Cosa succederà oggi?