L’emoji che uso più spesso ultimamente è quella della donna di rosa vestita con la mano sugli occhi, per autoconsolarsi dalla disperazione. Facepalm, si chiama in inglese questo gesto.
Io aggiungerei anche quello di coprirsi orecchie e bocca, oltre che occhi, come le tre scimmiette, di fronte al perpetuarsi di incubi sonori sui quali sfido ogni mamma a smentirmi.
Riempiendo un calice con acqua e facendo ruotare il dito sul bordo si produce un suono gradevole. Sembra un bel gioco da fare coi bambini. Gli stessi bambini che in certi momenti riempiono troppo quel bicchiere per “fare da soli” e hanno la capacità di trasformare un momento apparentemente normale e pieno di buone intenzioni in una guerriglia casalinga. La goccia fa traboccare “il bicchiere”, da una stanza all’altra si riversa in un inquinamento acustico che si fa sempre più ingestibile e che trasforma ogni mamma in Mafalda, pronta a urlare BASTA!
Quali sono questi momenti? Se escludiamo le parole al vento che ascolto sulla maternità, i consigli non richiesti e i colpi di martello dati da Federico sul tavolo mentre scrivo (così, per vedere l’effetto che fa e perché deve aver visto un documentario sulla resilienza materna), sono 7, legati ad altrettanti rumori che non sono compatibili con le orecchie di una mamma:
1. Tirare su col naso
Se c’è una cosa che mi toglie il sonno è sentire i miei figli che tirano su col naso. Ci ho messo un sacco di tempo a insegnare loro l’uso del fazzoletto, ho seguito alla lettera guru del moccio che ci invitavano a trascorrere serate facendo gare con palline di polistirolo da spostare con la sola forza del soffio nasale, ho sfiorato la psicoterapia per imparare a sopportare le strisciate di naso pieno sulle maniche di camicie appena stirate. E ora, con questo caldo e le correnti d’aria, loro cosa fanno? Si mettono a letto con il naso un po’ tappato e…. tirano su col naso! E più glielo fai notare più loro lo fanno, fino a quando Morfeo impietosito arriva a salvarci.
2. La tosse ininterrotta
La tosse, quella secca che ti fa chiedere se tuo figlio in una vita precedente fosse Humprey Bogart in Casablanca, o quella grassa grassa che ti fa controllare che gli organi interni non siano usciti a prendere una boccata d’aria.
Quando proprio non ci pensi, lei arriva, dal primo giorno di scuola, a settembre, fino a metà giugno, e sparisce miracolosamente con il mare. Solo una regola: rigorosamente di notte. Tutta la notte.
3. Voce alta e urla immotivate
Con la primaria, mio figlio ha affrontato per la prima volta forse il mondo là fuori, incontrando bambini dalle più diverse abitudini e età. Difficile farsi strada nel mondo reale, trovare il proprio spazio, farsi ascoltare. Sarà, perché i decibel a cui è ormai settata la sua voce sono direttamente proporzionali alla sua capacità inimitabile di dialogare al telefono con la bisnonna: è l’unico interlocutore a cui lei non chiede di ripetere cosa ha detto!
4. Tonfi sul pavimento di oggetti
Ogni volta che qualcosa tocca il mio pavimento fa un rumore assordante, che va dalla rottura di un osso alla rottura dello stesso parquet. Arriva secco, dritto, seguito da due secondi di silenzio. Che non sai mai se interpretare come lo shock da colpo di uno dei figli, nel qual caso speri sia seguito da un pianto liberatorio per lo spavento e anche per la bella botta da curare a suon di brodi congelati messi in freezer. Oppure sono loro stessi a far silenzio per capire in pochi istanti quanto l’hanno fatta grossa, se ci sono danni a cose e persone e pupazzi e quanto ci metterai tu a lanciare l’urlo liberatorio della rabbia: in base alla reazione genitoriale il radar marachellesco cerca un nascondiglio più o meno sicuro verso cui dirigersi.
5. Giochi che si attivano di notte
Ci sono giochi elettronici malefici che in queste notti, complici le finestre aperte per il caldo da cui arriva uno spiffero di vento, si attivano e sparano le loro canzoncine buttandoti giù dal divano per lo spavento. Oppure sei sveglio, ma ti aggiri nella penombra del salotto, nel campo minato dei giochi lasciati diabolicamente sul pavimento, e da sotto al tuo piede parte l’alfabeto in inglese seguito dal tuo coro di parolacce a volume basso e a bocca stretta, sapendo che hai appena svegliato un figlio che tentavi di addormentare da 45 minuti. E che dire di quel tu tu tu tu tu tu che parte nel cuore della notte, facendoti pensare che sia arrivato il tuo momento di incontro col paranormale, e invece è il drago pattinatore canterino a cui si sono scaricate le pile e quindi non ha la forza di cantare ma solo di disturbare il tuo sonno e la tua stabilità mentale?
6. Pianto e lamento
Anche il pianto di un bambino ha la sua tassonomia. C’è il pianto isterico da stanchezza, quello rarissimo da dolore, l’unico che può smuovere a compassione, il pianto urlato da capriccio, che scatta a comando e aumenta se un adulto entra nel raggio visivo e se non c è nient’altro che attiri l’attenzione. I piccolini si mettono in modalità mute con tetta o ciuccio. Io faccio tap sul volume massimo della musica in radio!
Mamma mamma, alla settordicesima volta
Ve ne ho già parlato qui. Comunque: Quante volte al giorno sentite questa parola? L’avete desiderata quanto vostro figlio desiderava la bici. E mo’ pedalate! Sorpreso, petulante, interrogativo, prolungato, tuttattaccato. Una cosa è certa: sentirsi chiamare mamma non è poi così unico! Capita anche di frequentare posti dove ci sono fin troppe persone che si chiamano come voi: mamma mamma mamma… mamma miaaaaa!!!
Quali sono i rumori che mandano in tilt il vostro equilibrio materno?